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Correlazioni in Medicina



La rigidità aortica aumenta dopo chemioterapia a base di antracicline


I sopravvissuti a un tumore esposti ad antracicline mostrano un aumento del rischio di eventi cardiovascolari.

Per valutare l’ipotesi che l'utilizzo di antracicline possa aumentare la rigidità aortica, un predittore noto di eventi cardiovascolari, è stato condotto uno studio prospettico, caso-controllo, che ha coinvolto 53 pazienti: 40 individui esposti ad antracicline per il trattamento di carcinoma mammario, linfoma o leucemia ( casi ) e 13 controlli appaiati per età e sesso.

Ciascun partecipante è stato sottoposto mediante risonanza magnetica cardiovascolare con contrasto alla misurazione della velocità di propagazione dell'onda di polso ( PWV ) e di distensibilità aortica ( AoD ) nell'aorta toracica al basale e 4 mesi dopo l'inizio della chemioterapia.

Alla visita di follow-up a 4 mesi, la rigidità aortica è rimasta simile al basale nei partecipanti del gruppo controllo, tuttavia, nei partecipanti trattati con antracicline, tale rigidità è aumentata in misura marcata rispetto al basale, come evidenziato da una diminuzione della distensibilità aortica ( P minore di 0.0001 ) e un aumento della velocità di propagazione dell'onda di polso ( P minore di 0.0001 ).

Questi cambiamenti nella rigidità aortica sono risultati persistenti dopo aver preso in considerazione età, sesso, esiti cardiaci, farmaci cardioattivi somministrati e condizioni cliniche già presenti, note per la loro influenza sulla rigidità aortica, come ipertensione o diabete mellito ( P inferiore a 0.0001).

In conclusione, è stato osservato un aumento della rigidità aortica entro 4 mesi di esposizione a un'antraciclina e tale aumento non è risultato visibile in un gruppo di controllo non-trattato.

Questi risultati indicano che le terapie antitumorali cardiotossiche precedentemente ritenute valide aumentano la rigidità dell'aorta toracica, un predittore indipendente di eventi cardiovascolari avversi. ( Xagena2010 )

Chaosuwannakit N et al, J Clin Oncol 2010; 28: 166-172


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