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Correlazioni in Medicina



Clonidina in pazienti che si devono sottoporre a chirurgia non-cardiaca


Durante e dopo la chirurgia non-cardiaca si manifesta una marcata attivazione del sistema nervoso simpatico.
Basse dosi di Clonidina ( Catapresan ), che smussa il flusso simpatico centrale, potrebbe prevenire l’infarto del miocardio peri-operatorio e il decesso senza indurre instabilità emodinamica.

È stato condotto uno studio in cieco e randomizzato con un disegno fattoriale 2-per-2 per consentire di separare la valutazione di basso dosaggio di Clonidina versus placebo e basso dosaggio di Acido Acetilsalicilico ( Aspirina ) versus placebo in pazienti con malattia aterosclerotica o a rischio di svilupparla che dovevano sottoporsi a chirurgia non-cardiaca.

Sono stati arruolati 10.010 pazienti in 135 Centri in 23 Paesi.

Per il confronto di Clonidina con placebo, i pazienti sono stati assegnati in maniera casuale a ricevere Clonidina ( 0.2 mg al giorno ) oppure placebo appena prima della chirurgia, e il trattamento con il farmaco in studio è proseguito fino a 72 ore dopo la chirurgia.

L’esito primario era un composito di decesso o infarto miocardico non-fatale a 30 giorni.

Clonidina, rispetto a placebo, non ha ridotto il numero di eventi dell’esito primario ( 367 e 339, rispettivamente; hazard ratio con Clonidina, HR=1.08; P=0.29 ).

L’infarto del miocardio si è manifestato in 329 pazienti ( 6.6% ) assegnati a Clonidina e in 295 pazienti ( 5.9% ) assegnati a placebo ( HR=1.11; P=0.18 ).

Un numero significativamente più elevato di pazienti nel gruppo Clonidina che nel gruppo placebo ha mostrato ipotensione clinicamente importante ( 2385 pazienti [ 47.6% ] vs 1854 pazienti [ 37.1% ]; HR=1.32; P inferiore a 0.001 ).

Clonidina, rispetto a placebo, è risultata associata a un aumento del tasso di arresto cardiaco non-fatale ( 0.3% [ 16 pazienti ] vs 0.1% [ 5 pazienti ]; HR=3.20; P=0.02 ).

In conclusione, la somministrazione di bassa dose di Clonidina in pazienti che si devono sottoporre a chirurgia non-cardiaca non ha ridotto il tasso dell’esito composito di decesso o infarto miocardico non-fatale; questo trattamento ha aumentato il rischio di ipotensione clinicamente importante e di arresto cardiaco non-fatale.

Devereaux PJ et al, N Engl J Med 2014; 370: 1504-1513

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