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Correlazioni in Medicina



Intervento coronarico percutaneo versus bypass aorto-coronarico nella coronaropatia grave


L’intervento coronarico percutaneo ( PCI ), che comprende stent a rilascio di farmaci, è utilizzato sempre più spesso per trattare la malattia coronarica complessa nonostante il bypass aortocoronarico ( CABG ) rappresenti storicamente il trattamento di elezione.

Uno studio, compiuto presso l’Erasmus University Medical Center a Rotterdam in Olanda, ha comparato PCI e CABG per il trattamento dei pazienti con malattia coronarica trivasale o principale sinistra ( o entrambe ), precedentemente non-trattata.

I 1800 pazienti con malattia coronarica travasale o principale sinistra sono stati assegnati in maniera casuale a essere sottoposti a CABG o PCI ( in una proporzione 1:1 ).

È stata compiuta una comparazione di non-inferiorità tra i due gruppi per l’endpoint primario, rappresentato da un evento avverso maggiore cardiaco o cerebrovascolare ( es morte per qualsiasi causa, ictus, infarto miocardico o rivascolarizzazione ripetuta ) in un periodo di 12 mesi dopo la randomizzazione.

I pazienti per i quali solo uno dei due trattamenti avrebbe portato benefici, a causa di caratteristiche anatomiche o condizioni cliniche, sono stati introdotti in un registro parallelo CABG o PCI.

I tassi di eventi avversi maggiori cardiaci o cerebrovascolari a 12 mesi sono risultati significativamente più alti nel gruppo PCI ( 17,8% vs 12,4% per CABG; P=0,002 ), in larga parte a causa di un aumentato tasso di rivascolarizzazione ripetuta ( 13,5% vs 5,9%; PNon è stato, pertanto, raggiunto il criterio per la non-inferiorità.

A 12 mesi, i tassi di morte e infarto del miocardio sono risultati simili tra i 2 gruppi; l’ictus è risultato molto più probabile con CABG ( 2,2% vs 0,6% con PCI; P=0,003 ).

In conclusione, CABG rimane il trattamento standard per la cura dei pazienti con malattia coronarica trivasale o principale sinistra, dal momento che l’uso di CABG, se confrontato con l’uso di PCI, risulta caratterizzato da tassi inferiori dell’endpoint combinato di eventi avversi maggiori cardiaci o cardiovascolari a 1 anno. ( Xagena2009 )

Serruys PW et al, N Engl J Med 2009; 360: 961-972


Cardio2009

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