Assunzione alimentare di carne in relazione all’adenoma colorettale nelle donne asintomatiche
Nessuno studio precedente ha valutato contemporaneamente le associazioni tra assunzione di carne, metodi di cottura della carne e livelli di cottura, mutageni nella carne ( amine eterocicliche e idrocarburi aromatici policiclici ), ferro eme e nitriti derivati dalla carne, e carcinoma colorettale nelle donne asintomatiche che si devono sottoporre a colonscopia.
Delle 807 donne idonee all’arruolamento in uno studio di screening multicentrico con colonscopia, 158 casi di adenoma colorettale e 649 controlli hanno completato il questionario sulla frequenza alimentare e sulla carne.
Utilizzando un database sui mutageni della carne e nuovi database sul ferro eme e sui nitriti, un gruppo di Ricercatori del National Cancer Institute negli Stati Uniti, ha valutato i componenti della carne che potrebbero essere coinvolti nella carcinogenesi.
La carne rossa è risultata positivamente associata ad adenoma colorettale ( odds ratio, OR quarto versus primo quartile: 2.02; P per tendenza=0.38 ).
Anche l’assunzione di carne saltata in padella ( OR=1.72; P per tendenza=0.01 ) e l’amina eterociclica, 2-amino-3,8-dimetil-imidazo[4,5-f]chinoxalina ( MeIQx ) ( OR=1.90; P per tendenza=0.07 ), sono risultate associate a un aumento del rischio di adenoma colorettale.
I nuovi database hanno portato a stime più basse di ferro eme e nitriti rispetto ai precedenti metodi di valutazione, nonostante i due metodi siano risultati fortemente correlati per entrambe le esposizioni.
Anche se non statisticamente significative, sono state osservate associazioni positive tra ferro e ferro eme della carne e l’adenoma colorettale.
In conclusione, in donne asintomatiche che si sottopongono a colonscopia, gli adenomi colorettali sono risultati associati a una elevata assunzione di carne rossa, carne saltata in padella, e all’amina eterociclica MelQx.
Altre esposizioni associate alla carne richiedono ulteriori approfondimenti. ( Xagena2009 )
Ferrucci LM et al, Am J Gastroenterol 2009; 104: 1231-1240
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