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Correlazioni in Medicina



Intervento chirurgico precoce versus trattamento convenzionale per endocardite infettiva


La tempistica e le indicazioni per l’intervento chirurgico nella prevenzione dell’embolia sistemica nella endocardite infettiva restano controverse.

Uno studio ha confrontato gli esiti clinici dell’intervento chirurgico precoce e del trattamento convenzionale in pazienti con endocardite infettiva.

Pazienti con endocardite infettiva sinistra, valvulopatia grave e ampie vegetazioni valvolari sono stati assegnati in maniera casuale a intervento chirurgico precoce ( n=37 pazienti ) o a trattamento convenzionale ( n=39 ).

L’endpoint primario era un composito di decesso in ospedale ed eventi embolici manifestatisi entro 6 settimane dalla randomizzazione.

Tutti i pazienti assegnati al gruppo chirurgia precoce sono stati sottoposti a intervento chirurgico valvolare entro 48 ore dalla randomizzazione, mentre 30 pazienti ( 77% ) nel gruppo trattamento convenzionale sono stati sottoposti a chirurgia nella ospedalizzazione iniziale ( 27 pazienti ) o durante il follow-up ( 3 ).

L’endpoint primario si è manifestato in 1 paziente ( 3% ) nel gruppo terapia precoce rispetto a 9 ( 23% ) nel gruppo trattamento convenzionale ( hazard ratio, HR=0.10; P=0.03 ).

Non è emersa alcuna differenza significativa nella mortalità per tutte le cause a 6 mesi nei gruppi terapia precoce e trattamento convenzionale ( 3% e 5%, rispettivamente; HR=0.51; P=0.59 ).

Il tasso dell’endpoint composito di decesso per qualunque causa, eventi embolici o ricorrenza della endocardite infettiva a 6 mesi è stato pari al 3% nel gruppo chirurgia precoce e 28% in quello trattamento convenzionale ( HR=0.08; P=0.02 ).

In conclusione, rispetto al trattamento convenzionale, l’intervento chirurgico precoce in pazienti con endocardite infettiva e ampie vegetazioni valvolari ha ridotto l’endpoint composito di decesso per qualunque causa ed eventi embolici grazie a una efficace diminuzione del rischio di embolismo sistemico. ( Xagena2012 )

Kang DH et al, N Engl J Med 2012; 366: 2466-2473

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