Associazione tra consumo di caffè e di Caffeina e malattia del fegato grasso, steatoepatite non-alcolica e grado di fibrosi epatica
Il consumo di Caffeina del caffè è associato a ridotta incidenza di fibrosi epatica nei pazienti con malattie croniche del fegato, come l'epatite C.
L'associazione di consumo di Caffeina con malattia del fegato grasso non-alcolica ( NAFLD ) non è stata stabilita.
Uno studio ha correlato il consumo di Caffeina con la prevalenza e la gravità della malattia del fegato grasso non alcolica.
I pazienti coinvolti in uno studio precedentemente pubblicato sulla prevalenza della malattia del fegato grasso non-alcolica, nonché altri pazienti con steatoepatite non-alcolica ( NASH ) individuati nella clinica Brooke Army Medical Center, sono stati interrogati circa il consumo di Caffeina.
Un questionario validato per il consumo di Caffeina è stato utilizzato per valutare una relazione tra Caffeina e quattro gruppi: ecografia negativa ( controlli ); lieve steatosi / non-steatoepatite non-alcolica; steatoepatite non-alcolica di stadio 0-1; steatoepatite non-alcolica di stadio 2-4.
Un totale di 306 pazienti ha risposto al questionario sul consumo di Caffeina.
Quando sono stati messi a confronto i pazienti con lieve steatosi / non-steatoepatite non-alcolica e quelli con steatoepatite non-alcolica di stadio 0-1, è stata osservata una differenza significativa nel consumo di Caffeina da caffè tra i due gruppi ( P=0.005 ).
Inoltre, confrontando i pazienti con steatoepatite non-alcolica di stadio 0-1 e quelli con steatoepatite non-alcolica di stadio 2-4, è stata riscontrata una differenza significativa nel consumo di Caffeina ( P=0.016 ).
L'analisi di correlazione per ranghi di Spearman ha ulteriormente supportato una relazione negativa tra consumo di Caffeina e fibrosi epatica ( r=-0,215, P=0.035 ).
In conclusione, il consumo di caffè / Caffeina è risultato associato a una significativa riduzione del rischio di fibrosi nei pazienti con steatoepatite non-alcolica. ( Xagena2012 )
Molloy JW et al, Hepatology 2012; 55: 429-436
Gastro2012