Alemtuzumab riduce il tasso di recidiva del 55% rispetto all'Interferone beta-1a nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente naive al trattamento
Sanofi ha annunciato i risultati dello studio di fase III, CARE-MS I, che ha confrontato il farmaco sperimentale Alemtuzumab ( Lemtrada ) con Rebif ( Interferone beta-1a ad alto dosaggio per via sottocutanea ) nei pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente.
Nello studio CARE-MS I, due cicli annuali di Alemtuzumab hanno prodotto una riduzione del 55% nel tasso di recidive rispetto a Rebif nel corso dei due anni dello studio ( p inferiore a 0,0001 ).
Tuttavia non è stata raggiunta la significatività statistica per il secondo endpoint primario, l'accumulo sostenuto di disabilità a 6 mesi.
A due anni, l'8% dei pazienti trattati con Alemtuzumab ha presentato un aumento sostenuto del punteggio EDSS ( Expanded Disability Status Scale ), rispetto al 11% di coloro che hanno ricevuto Rebif ( hazard ratio, HR=0.70, p=0.22 ).
I più comuni eventi avversi associati ad Alemtuzumab nello studio CARE-MS I sono stati: cefalea, rash, febbre, nausea, vampate di calore, orticaria e brividi.
L'incidenza delle infezioni è risultata aumentata; le infezioni più comuni hanno coinvolto le vie respiratorie superiori e il tratto urinario, e il cavo orale ( malattia erpetica ). Le infezioni sono state generalmente di gravità lieve-moderata, e non sono emerse infezioni pericolose per la vita o a esito fatale.
Nessun paziente ha interrotto Alemtuzumab a causa di un evento avverso. Meno del 20% dei pazienti trattati con Alemtuzumab ha sviluppato malattia tiroidea autoimmune, e meno dell'1% ha sviluppato trombocitopenia immune durante il periodo di studio di 2 anni.
Non ci sono stati casi di malattia anti-GBM ( malattia da anticorpi anti-membrana basale glomerulare ).
I casi di autoimmunità sono stati gestiti mediante terapie convenzionali.
Lo studio CARE-MS I ha arruolato 581 pazienti con sclerosi multipla recidivante-remittente, attiva, che non avevano ricevuto una precedente terapia per la sclerosi multipla, ad eccezione degli steroidi; ha messo a confronto due cicli annuali di Alemtuzumab per via endovenosa, 12 mg/die per 5 giorni inizialmente e per 3 giorni un anno dopo, con Interferone beta-1a ( Rebif ) per tre volte alla settimana per via sottocutanea.
Misure di outcome primario dello studio erano la riduzione della percentuale di recidive ed il tempo di accumulo sostenuto di disabilità. Gli outcome secondari erano rappresentati da: percentuale di pazienti liberi da ricadute nell’arco di 2 anni; variazione rispetto al basale alla scala EDSS ; acquisizione di disabilità misurata dalla variazione rispetto al basale alla scala MSFC ( Multiple Sclerosis Functional Composite ); cambiamento percentuale rispetto al basale del volume delle lesioni iperintense in T2 alla risonanza magnetica per immagini ( MRI ) al secondo anno.
Alemtuzumab è un anticorpo monoclonale umanizzato, che ha come bersaglio la glicoproteina di superficie cellulare CD52, che è altamente espressa sui linfociti T e B. Ricerche preliminari hanno indicato che Alemtuzumab produce deplezione delle cellule T e B, che possono essere responsabili del danno cellulare nella sclerosi multipla, mentre potenzialmente risparmia le altre cellule del sistema immunitario.
Le prime ricerche con Alemtuzumab hanno anche indicato un pattern distintivo di ripopolamento dei linfociti in seguito a trattamento con Alemtuzumab. ( Xagena2011 )
Fonte: Sanofi, 2011
Farma2011 Neuro2011