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Correlazioni in Medicina



Decadimento cognitivo e demenza nella neurocisticercosi


La neurocisticercosi è la più frequente malattia parassitica del sistema nervoso centrale nel mondo e colpisce più di 50 milioni di persone, tuttavia, alcune osservazioni cliniche, come decadimento cognitivo e demenza, rimangono poco caratterizzate senza studi controllati.

Ricercatori dell’Università di San Paolo in Brasile, hanno studiato la frequenza e il profilo clinico del decadimento cognitivo e della demenza in un campione di pazienti con neurocisticercosi rispetto a controlli sani dal punto di vista cognitivo e a pazienti con epilessia criptogenica.

Nello studio sono stati coinvolti 40 pazienti con neurocisticercosi, naive al trattamento, di età pari a 39.25 anni, e che soddisfacevano i criteri assoluti di neurocisticercosi attiva definitiva in risonanza magnetica.

I pazienti sono stati sottoposti a valutazioni complete cognitive e funzionali e sono stati confrontati con 49 controlli sani e 28 pazienti con epilessia criptogenica.

I pazienti con neurocisticercosi hanno mostrato un decadimento significativo nelle funzioni esecutive, nella memoria verbale e non-verbale, nella prassia costruttiva e nella fluidità di linguaggio, rispetto ai controlli sani ( p minore di 0.05 ).

La demenza è stata diagnosticata nel 12.5% dei pazienti con neurocisticercosi in base ai criteri DSM-IV.

Rispetto ai pazienti con epilessia criptogenica, quelli con neurocisticercosi hanno mostrato alterata memoria lavorativa e memoria episodica verbale, funzioni esecutive, descrizione verbale, fluidità di linguaggio, prassia costruttiva e orientamento visuo-spaziale.

Non sono emerse correlazioni tra punteggi cognitivi e numero, localizzazione o tipo di lesioni da neurocisticercosi in risonanza magnetica.

In conclusione, il decadimento cognitivo è risultato ubiquitario in questo campione di pazienti con neurocisticercosi.
La demenza è risultata presente in una proporzione significativa di pazienti. ( Xagena2010 )

Ciampi de Andrade D et al, Neurology 2010; 74: 1288-1295



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