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Correlazioni in Medicina



La durata monitorata della fibrillazione atriale predice eventi embolici arteriosi nei pazienti che soffrono di bradicardia e fibrillazione atriale, sottoposti a impianto di pacemaker anti-tachicardi


Sono stati valutati i tassi di presentazione dell’embolia arteriosa, e i predittori, nei pazienti che soffrono di bradicardia e con impianto di un pacemaker con pacing antitachicardico.

La fibrillazione atriale è associata a un'alta incidenza di embolia arteriosa.

Un totale di 725 pazienti ( 360 uomini, età media 71 anni ) sono stati sottoposti a impianto con un pacemaker DDDRP ( Medtronic AT500 ).

Al basale 225 pazienti ( 31.0% ) hanno ricevuto terapia antiaggregante, e 264 ( 36.4% ) sono stati messi in trattamento con anticoagulanti.

Nell’arco di un periodo osservazionale di 22 mesi, l’embolia arteriosa si è verificata in 14 ( 1.9% ) pazienti: 7 pazienti hanno sofferto di un ictus ischemico non-fatale ( 0.6% all'anno ), 4 pazienti hanno presentato un attacco ischemico transitorio ( 0.34% all'anno ), e 3 pazienti hanno avuto complicanze emboliche.

Tra le caratteristiche basali dei pazienti, l'analisi multivariata ha mostrato che gli eventi embolici sono indipendentemente associati a cardiopatia ischemica ( odds ratio, OR=7; p=0.001 ), precedente evento embolico ( OR=7.3; p=0.029 ), diabete ( OR=5; p=0.032 ), e ipertensione ( OR=4.1, p=0.036 ).

Il rischio di embolia, aggiustato per i fattori di rischio noti, è stato 3.1 volte maggiore ( p=0.044 ) nei pazienti con episodi di fibrillazione atriale, rilevati dal dispositivo, di durata maggiore a 1 giorno durante il follow-up.

Dallo studio è emerso che, in una coorte di pazienti con bradicardia e fibrillazione atriale, l’embolia arteriosa era comune nei pazienti con cardiopatia ischemica, ipertensione, diabete mellito, e nei pazienti con noti fattori di rischio per l'ictus.
Il presentarsi di fibrillazione atriale di durata superiore a 1 giorno era indipendentemente associata a eventi embolici. ( Xagena2005 )

Capucci A et al, J Am Coll Cardiol 2005; 46: 1913-1920


Cardio2005


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