Uso di 18 F-FDG PET per predire la risposta a Trastuzumab e Docetaxel neoadiuvanti in pazienti con tumore alla mammella HER2+, con aggiunta di Bevacizumab nelle pazienti non-responder secondo 18 F-FDG PET
È necessario un trattamento efficace e ben tollerato per le pazienti con carcinoma mammario precoce HER2-positivo ( HER2+ ) che non raggiungono una risposta completa patologica dopo terapia neoadiuvante.
Lo studio AVATAXHER aveva come obiettivo quello di predire la risposta patologica completa precocemente con l'uso della PET ( tomografia a emissione di positroni ) e di determinare se l'aggiunta di Bevacizumab ( Avastin ) possa migliorare la percentuale di pazienti che raggiungono una risposta patologica completa tra i pazienti con scarse probabilità di rispondere al trattamento.
AVATAXHER è uno studio randomizzato, in aperto, non-comparativo, multicentrico, di fase 2 che ha arruolato donne a partire da 18 anni di età con carcinoma mammario HER2-positivo in stadio precoce da 26 Centri oncologici in Francia.
Le pazienti inizialmente hanno ricevuto 2 cicli di Docetaxel ( Taxotere ) neoadiuvante ( 100 mg/m2 per via endovenosa ogni 3 settimane ) più Trastuzumab ( 8 mg/kg per via endovenosa ogni 3 settimane poi 6 mg/kg per via endovenosa ogni 3 settimane per il secondo ciclo ).
Prima del primo e del secondo ciclo, è stata effettuata FDG-PET ed è stata usata la variazione del valore standardizzato di captazione di 18-FDG ( 18 F-fluorodeossiglucosio ) per predire la risposta patologica completa in ogni paziente.
Le pazienti, in cui la PET aveva previsto una risposta alla terapia, hanno continuato a ricevere il trattamento standard.
Le donne previste non-responder sono state randomizzate a ricevere 4 cicli di Docetaxel ( 100 mg/m2 per via endovenosa ogni 3 settimane ) e Trastuzumab [ Herceptin ]( 6 mg/kg per via endovenosa ogni 3 settimane ) più Bevacizumab [ Avastin ] ( 15 mg/kg per via endovenosa ogni 3 settimane, gruppo A ) oppure a proseguire Docetaxel con Trastuzumab da solo ( gruppo B ).
L'endpoint primario era la risposta completa patologica secondo la classificazione Chevallier.
Sono state effettuate analisi di efficacia nella popolazione intention-to-treat.
Le analisi di sicurezza sono state effettuate su tutte le pazienti che hanno ricevuto almeno una dose di trattamento a partire dal ciclo 3.
I dati sugli esiti di sopravvivenza non sono ancora disponibili.
Tra il 2010 e il 2012 sono state reclutate 152 pazienti per lo studio. 10 pazienti sono state successivamente escluse; pertanto la popolazione analizzata secondo intention-to-treat è stata di 142 pazienti.
Di queste 142 pazienti, 18 F-FDG PET aveva previsto che 69 sarebbero state responder al trattamento dopo 2 cicli di trattamento.
Le 73 predette non-responder sono state assegnate in modo casuale al gruppo A ( n=48 ) e al gruppo B ( n=25 ).
Sono state osservate risposte patologiche complete in 37 ( 53.6% ) delle responder secondo la PET, in 21 ( 43.8% ) nel gruppo A e in 6 ( 24.0% ) nel gruppo B.
L'incidenza di eventi avversi di grado 3-4 è stata simile in tutti e tre i gruppi.
I più comuni eventi avversi di grado 3-4 sono stati neutropenia ( 4 in responder secondo PET, 5 nel gruppo A e 3 nel gruppo B ), neutropenia febbrile ( 1, 3 e 1, rispettivamente ) e mialgia ( 4, 0 e 1, rispettivamente ).
Nel complesso, 24 eventi avversi gravi sono stati riportati in 15 pazienti ( responder secondo PET: 9 eventi in 4 pazienti su 67, 6%, gruppo A: 14 eventi in 10 pazienti su 47, 21%; gruppo B: 1 evento in 1 paziente su 25, 4% ).
Non si sono verificati decessi durante lo studio.
Nelle pazienti con carcinoma mammario HER2-positivo, una valutazione precoce mediante PET può contribuire a individuare le donne non-responder alla terapia neoadiuvante con Docetaxel più Trastuzumab.
In queste pazienti, l'aggiunta di Bevacizumab può aumentare la percentuale di pazienti che raggiungono una risposta patologica completa.
Questo potenziale nuovo ruolo per la PET e l'attività di Bevacizumab in questo ambito devono essere confermati in più studi di fase 3 di più ampie dimensioni. ( Xagena2014 )
Coudert B et al, Lancet 2014;15:1493-1502
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