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Correlazioni in Medicina



Tumore alla prostata: la biopsia liquida permette di monitorare l’andamento della malattia durante il trattamento, individuando precocemente il momento in cui il tumore acquisisce meccanismi di farmaco-resistenza


Una variazione genetica è responsabile dell’aumento fino a cinque volte della resistenza contro l’Abiraterone ( Zytiga ), un nuovo farmaco ormonale per il tumore della prostata.
La scoperta, che rappresenta il primo passo verso lo sviluppo di un test di laboratorio utilizzabile nella pratica clinica, è il risultato dell’analisi del DNA compiuta dal gruppo dell’Institute of Cancer Research ( ICR ) diretto da Gerhardt Attard in collaborazione con altri Centri in Inghilterra e Italia, tra cui l’Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori ( IRST ) di Meldola ( FC ).
Lo studio è stato pubblicato su Science Translational Medicine.

Un semplice prelievo di sangue, unito a esami di laboratorio in grado di decifrarne il materiale genetico contenuto, potrà indicare quali siano i migliori trattamenti farmacologici per ogni singolo paziente affetto da tumore alla prostata.

Il carcinoma della prostata è la neoplasia più frequente fra gli uomini di età adulta e rappresenta oltre l’11% di tutti i tumori diagnosticati, il 20% per la fascia over 50. Solo in Italia colpisce quasi 36.000 uomini ogni anno ( un uomo ogni 8 ha la probabilità di ammalarsi di questa neoplasia nel corso della vita ) e la sua incidenza, in relazione all’aumento dell’età media della popolazione e a cause legate soprattutto a scorretti stili di vita, è in crescita.
È stato dimostrato che gli ormoni maschili ( androgeni ) sono coinvolti direttamente nello sviluppo e nella crescita del carcinoma prostatico, pertanto, oltre ai trattamenti chemioterapici, una delle strategie di cura è l’utilizzo delle terapie ormonali.
La sopravvivenza dei pazienti con carcinoma prostatico è attualmente attestata al 91% a 5 anni dalla diagnosi ed è in costante e sensibile progresso. Il principale fattore correlato a questa positiva tendenza è dato dall’anticipazione diagnostica, dalla progressiva diffusione dello screening spontaneo e dallo sviluppo di trattamenti sempre più efficaci.

Lo studio pubblicato su Science Translational Medicine ha descritto una particolare metodica di analisi del DNA plasmatico capace di identificare l’amplificazione / mutazione del recettore per gli androgeni causa di resistenza all’Abiraterone.
Questo test consente di individuare precocemente i pazienti responsivi o meno alla terapia, in modo da consentire tempestivi e validi percorsi terapeutici alternativi.

L’Abiraterone, identificato e messo a punto proprio all’Institute of Cancer Research da Gehrardt Attard agli inizi degli anni duemila, è oggi un trattamento di riferimento negli uomini con un tumore avanzato alla prostata ma, sebbene sia attivo nella maggior parte dei pazienti, risulta inefficace in una percentuale comunque significativa.
Per questo motivo i ricercatori si sono impegnati per individuare un marker in grado di predire con anticipo la risposta all’Abiraterone.

Lo studio ha evidenziato che gli uomini che presentano una specifica mutazione o un aumento del numero di copie del gene recettore per androgeni hanno una riduzione dei livelli del PSA ( Antigene Prostatico Specifico ) in proporzione minore di 4.9 e 7.8 volte rispetto ai pazienti senza amplificazione del recettore per androgeni e mutazioni.

Ulteriori elementi a supporto del ruolo del gene del recettore per androgeni sono giunti dall’analisi dell’evoluzione nel tempo del patrimonio genetico dei pazienti: nel 15% degli uomini che non presentavano alcuna alterazione del gene del recettore per gli androgeni prima del trattamento, infatti, quando la mutazione si è manifestata, il farmaco ha perso la propria efficacia, fenomeno che, grazie alle analisi, è stato individuato diversi mesi prima della comparsa dei sintomi.

Lo studio ha confermato le grandi potenzialità delle analisi del DNA tumorale circolante nel flusso sanguigno. In particolare, queste indagini permettono di ottenere un’immagine complessiva del perché e del come il tumore stia progredendo nel corpo, rispetto a una biopsia che si focalizza esclusivamente sull’area testata.

I ricercatori dell’Institute of Cancer Research ( ICR ) - Royal Marsden Hospital, IRST e i bioinformatici del’Università di Trento hanno analizzato i campioni di sangue utilizzando tecniche di sequenziamento del DNA.

Le prossime fasi del progetto consisteranno sia nel validare l’ipotesi per cui individui risultati positivi al test sulla mutazione o iper-espressione del gene per il recettore per gli androgeni, non trarrebbero beneficio da determinate terapie consentendo quindi la corretta pianificazione del trattamento sia nello studiare sul DNA plasmatico ulteriori alterazioni genetiche coinvolte nella crescita e progressione tumorale.
Seguirà poi l’implementazione tecnologica del test, così da creare una piattaforma utilizzabile nei migliori centri oncologici, rendendo questa metodica non-invasiva e la tecnologia ad essa collegata accessibile a un più ampio numero di pazienti con carcinoma alla prostata. ( Xagena2016 )

Fonte: Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori ( IRST ), 2016

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