Trasfusione libera o restrittiva in pazienti ad alto rischio dopo chirurgia dell’anca
La soglia di emoglobina alla quale raccomandare la trasfusione di eritrociti post-operatoria è controversa.
È stato condotto uno studio randomizzato per determinare se una soglia più elevata per la trasfusione sanguigna possa migliorare la ripresa nei pazienti sottoposti a intervento chirurgico per frattura dell’anca.
Sono stati arruolati nello studio 2016 pazienti di età uguale o superiore a 50 anni, con una storia o fattori di rischio per malattia cardiovascolare e un livello di emoglobina inferiore a 10 g per decilitro dopo intervento chirurgico per frattura dell’anca.
I pazienti sono stati assegnati in maniera casuale a una strategia di trasfusione libera ( soglia di emoglobina di 10 g per decilitro ) o restrittiva ( sintomi di anemia o a discrezione del medico per un livello di emoglobina inferiore a 8 g per decilitro ).
L’esito primario era il decesso o l’incapacità di camminare attraverso una stanza senza l’assistenza di un’altra persona nel corso di un periodo osservazionale di 60 giorni.
Nel gruppo a strategia libera sono state trasfuse due unità di eritrociti ( valore mediano ) e nessuna unità nel gruppo a strategia restrittiva.
I tassi di esito primario sono stati pari a 35.2% nel gruppo strategia libera e 34.7% nel gruppo strategia restrittiva ( odds ratio con strategia libera, OR=1.01 ), per una differenza nel rischio assoluto di 0.5 punti percentuali.
I tassi di sindrome coronarica acuta o decesso in ospedale sono stati pari a 4.3% e 5.2%, rispettivamente ( differenza nel rischio assoluto, -0.9% ) e i tassi di decesso al follow-up a 60 giorni sono stati, rispettivamente, 7.6% e 6.6% ( differenza nel rischio assoluto, 1.0% ).
I tassi di altre complicazioni sono risultati simili nei 2 gruppi.
In conclusione, una strategia di trasfusione libera rispetto a una restrittiva non ha ridotto i tassi di decesso o incapacità di camminare in modo indipendente a un follow-up di 60 giorni, né ha ridotto la morbilità in ospedale nei pazienti anziani ad alto rischio cardiovascolare. ( Xagena2011 )
Carson JL et al, N Engl J Med 2011; 365: 2453-2462
Chiru2011