Infarto STEMI: il ritardo nella terapia di riperfusione è associato ad una più alta mortalità a 6 mesi
Il ritardo nel trattamento può comportare differenti outcome ( esiti ) clinici nei pazienti con infarto STEMI ( infarto miocardico con sopraslivellamento ST ), che ricevono terapia fibrinolitica versus intervento coronarico percutaneo ( PCI ).
E’ stata compiuta un’analisi con l’obiettivo di esaminare come il ritardo nel trattamento si correlasse alla mortalità a 6 mesi nei pazienti sottoposti a riperfusione, arruolati nel registro GRACE ( Global Registry of Acute Coronary Events ).
Lo studio prospettico, osservazionale, di coorte, ha preso in esame 3.559 pazienti, che hanno presentato infarto STEMI entro 6 ore dall’inizio dei sintomi, e sono stati sottoposti a riperfusione con un farmaco fibrinolitico specifico per la fibrina o l’intervento PCI primario.
L’endpoint primario dello studio era rappresentato dalla mortalità a 6 mesi.
Il 45,1% ( n=1786 ) è stato sottoposto a terapia fibrinolitica ed il 54,9% ( n=2.173 ) a PCI primario.
Dopo aggiustamenti, il più lungo ritardo nel trattamento era associato ad una più alta mortalità a 6 mesi sia nel gruppo terapia fibrinolitica sia nel gruppo PCI primario ( p
Per i pazienti che avevevano ricevuto terapia fibrinolitica, la mortalità a 6 mesi è aumentata dello 0.30% per un ritardo di 10 minuti nel tempo tra l’arrivo in ospedale e la somministrazione del farmaco tra i 30 ed i 60 minuti, rispetto allo 0.18% per un ritardo di 10 minuti nel tempo tra arrivo in ospedale e l’inserimento del palloncino tra i 90 ed i 150 minuti per i pazienti sottoposti ad intervento PCI primario.
Lo studio ha mostrato che il ritardo nell’esecuzione della terapia di riperfusione è associato ad una maggiore mortalità a 6 mesi, soprattutto nei pazienti che ricevono terapia fibrinolitica. ( Xagena2007 )
Nallamothu B et al, Heart 2007; 93: 1552-1555
Cardio2007