L’aspirazione del trombo durante intervento PCI migliora la riperfusione miocardica e riduce la dimensione infartuale
L’intervento coronarico percutaneo ( PCI ) primario può causare liberazione di trombi, che possono portare a danno microvascolare.
Ricercatori dell’Università La Sapienza di Roma, hanno valutato l’impatto sulla perfusione miocardica e sulla dimensione dell’area infartuale di un dispositivo manuale per la trombectomia, Export Medtronic, come terapia addizionale nell’intervento PCI primario in un sottogruppo di pazienti con infarto miocardico anteriore con sopraslivellamento ST ( STEMI ).
Un totale di 175 pazienti con infarto STEMI sono stati assegnati in modo casuale all’intervento coronarico percutaneo standard ( n=87 ), oppure a intervento PCI con Export Medtronic (EM-PCI; n=88 ).
Gli endpoint primari erano rappresentati dal presentarsi di blush miocardico di grado maggiore o uguale a 2, e dalla percentuale di risoluzione del segmento ST a 90 min maggiore del 70%.
Il sottostudio CE-MRI ( risonanza magnetica per immagini con contrasto ) è stato eseguito su 75 pazienti con STEMI anteriore con l’obiettivo di valutare l’ostruzione microvascolare e la dimensione della lesione infartuale.
E’ stato riscontrato che il blush miocardico maggiore o uguale a 2 e la risoluzione del segmento ST si sono presentati più frequentemente nel gruppo EM-PCI ( 88% vs 60%; p=0.001; e 64% vs 39%, p=0.001 ).
Nella fase acuta, il grado di ostruzione microvascolare era significativamente più basso nel gruppo EM-PCI, e anche a 3 mesi; la dimensione dell’area infartuale è risultata significativamente ridotta solo nel gruppo PCI associato a trombectomia.
A 9 mesi è stata osservata una più bassa incidenza di morte cardiaca nel gruppo EM-PCI ( 4.6% vs 0%; log-rank test p=0.02 ).
Dallo studio è emerso che la trombectomia previene l’embolizzazione del trombo e preserva l’integrità microvascolare, riducendo la dimensione dell’infarto, e pertanto rappresenta un’utile aggiunta all’intervento coronarico percutaneo. ( Xagena2009 )
Sardella G et al, J Am Coll Cardiol 2009; 53: 309-315
Cardio2009