Terapie biologiche nella artrite reumatoide e rischio di infezioni opportunistiche
Gli agenti biologici sono sempre più utilizzati per il trattamento dei pazienti con artrite reumatoide.
È stata esaminata la loro associazione con infezioni opportunistiche, tra cui infezioni fungine, virali ( con particolare attenzione alle infezioni correlate a herpes virus ), tubercolosi e altre infezioni da micobatteri.
L'analisi ha incluso studi randomizzati sulla artrite reumatoide che hanno confrontato qualsiasi agente biologico approvato con controlli e hanno segnalato il rischio di infezioni opportunistiche.
In totale sono stati considerati ammissibili 70 studi che comprendevano 32.504 pazienti ( 21.916 pazienti trattati con agenti biologici e 10.588 trattati con placebo ).
Gli agenti biologici hanno aumentato il rischio di infezioni opportunistiche ( pooled Peto odds ratio, OR=1.79; I2=3% ), con conseguente eccesso di 1.7 infezioni per 1.000 pazienti trattati ( numero necessario per avere un danno, 582 ).
È stato notato un rischio significativo per le infezioni da micobatteri ( OR=3.73; I2=0 ) e virali ( OR=1.91; I2=0 ).
È interessante notare che non è stata trovata nessuna differenza significativa per le infezioni fungine invasive e superficiali ( OR=1.31 ), infezioni fungine invasive ( OR=2.85 ), polmonite da P. jirovecii ( OR=1.77 ), virus varicella-zoster ( OR=1.51), così come per la mortalità complessiva attribuita alle infezioni opportunistiche ( OR=1.91 ).
In conclusione, tra i pazienti con artrite reumatoide, gli agenti biologici sono associati a un piccolo ma significativo rischio di infezioni opportunistiche specifiche.
Questo aumento è associato a malattie da micobatteri e non sembra influenzare la mortalità complessiva.
Dato che le infezioni opportunistiche sono relativamente una rara complicazione degli agenti biologici, sono necessari grandi registri per identificare l'esatto effetto delle diverse infezioni opportunistiche e per confrontare i diversi agenti biologici. ( Xagena2014 )
Kourbeti IS et al, Clin Infect Dis 2014; 58:1649-1657
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