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Correlazioni in Medicina



Il cuore scompensato si affida ai corpi chetonici come combustibile


Evidenze significative indicano che il cuore scompensato è a corto di energia. Durante lo sviluppo dell’insufficienza cardiaca, la capacità del cuore di utilizzare acidi grassi, il combustibile principale, risulta diminuita.
L’individuazione di percorsi alternativi per l'ossidazione del combustibile miocardico potrebbe svelare nuove strategie per il trattamento dell’insufficienza cardiaca.

La proteomica mitocondriale quantitativa è stata utilizzata per identificare alterazioni metaboliche energiche che si verificano durante lo sviluppo dell’ipertrofia cardiaca e scompenso cardiaco in modelli murini ben definiti.

Come previsto, la quantità di proteine coinvolte nella utilizzazione degli acidi grassi è risultata down-regolata nei campioni di miocardio dal cuore scompensato.
Per contro, l’espressione di beta-idrossibutirrato deidrogenasi 1, un enzima chiave nella via di ossidazione del chetone, è aumentata nei campioni di insufficienza cardiaca.

Studi di ossidazione relativa in un preparato di isolato cuore utilizzando risonanza magnetica nucleare ex vivo in combinazione con il profilo metabolomico miocardico quantitativo mirato utilizzando la spettrometria di massa hanno rivelato che il cuore ipertrofico e scompensato passa a ossidare corpi chetonici come fonte di combustibile nel contesto di una ridotta capacità di ossidare gli acidi grassi. Sono state identificate diverse firme metabolomiche miocardiche di ossidazione dei chetoni.

In conclusione, questi risultati hanno indicato che il cuore ipertrofico e scompensato passa ai corpi chetonici come fonte di energia importante per la produzione di ATP ossidativa.
Sono state identificate specifiche biofirme di metaboliti di utilizzo cardiaco di chetoni in vivo.
Futuri studi volti a determinare se questo cambiamento di carburante è adattivo o è un disadattamento potrebbero svelare nuove strategie terapeutiche per l'insufficienza cardiaca. ( Xagena2016 )

Aubert G et al, Circulation 2016; 133: 698-705

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